SEO per hotel: le buone regole per conquistare la prima pagina su Google

Di’ la verità. Se sei un albergatore, almeno una volta ti sarai chiesto come fanno i siti dei tuoi competitor a essere nelle prime posizioni dei motori di ricerca per qualunque parola chiave. Risposta: in quei siti è passato un SEO. Conoscenza, pazienza, strategia, buona scrittura. E il gioco è fatto.

Classica telefonata (o e-mail) da aspirante cliente:

Buongiorno, il sito del mio hotel non si trova su Google. Come posso fare?

Oppure:

Salve, per hotel 3 stelle a roma il mio sito è in settima pagina su Google: potete farlo arrivare in prima?

Chi non ha mai sentito parlare di SEO? Iniziamo dall’abc. SEO sta per Search Engine Optimization, ossia Ottimizzazione per i Motori di Ricerca. Oggigiorno fanno SEO – o pensano di fare SEO – un po’ tutti, grandi e piccole Web agency, consulenti freelance, agenzie pubblicitarie, programmatori, grafici. C’è chi si improvvisa SEO e c’è chi legge, studia, sperimenta 365 giorno l’anno. Ovviamente con l’improvvisazione si fa poca strada. Se hai in mente di affidare a qualcuno l’ottimizzazione per i motori di ricerca del sito del tuo hotel, guardati bene intorno e affidati a professionisti che possano dimostrare esperienza e risultati verificabili.

Ora veniamo al succo dell’articolo. Come può il sito del tuo hotel passare dalla settima alla prima pagina di Google per la parola chiave hotel 3 stelle a roma? Detto che ogni SEO ha la sua strategia, proviamo a vedere insieme i punti essenziali di un buon lavoro di ottimizzazione.

Possiamo distinguere due fasi: il lavoro on-site, ossia sui contenuti del tuo sito, e il lavoro off-site. Iniziamo dall’on-site.

On-site: il testo (e l’utente) prima di tutto

Qualunque sito è grafica e testo. I motori di ricerca leggono, classificano e memorizzano prima di tutto testo: soppesano ogni pagina e finiscono per assegnarle un valore. Tutto questo lavoro di classificazione serve al motore per decidere in quale posizione dovrà comparire il tuo sito per la tal parola chiave nelle sue pagine dei risultati – dette SERP, Search Engine Results Page. Bada bene. Questa è solo e soltanto teoria spicciola e semplificata: ovviamente il tutto è assai più complicato. A questo punto, l’ottimizzazione del tuo sito pare ovvio che debba iniziare dai contenuti testuali.

Prendiamo Google. Negli ultimi anni Google ha perfezionato i suoi algoritmi di ricerca. Il suo obiettivo? Premiare i siti realizzati per gli utenti. Mettiti per un attimo nei panni di un aspirante ospite del tuo hotel che cerca informazioni sulla tua struttura per decidere se prenotare oppure no per il prossimo weekend. Cosa vorresti trovare nel sito dell’hotel? Scarni testi, magari copiati dalla stessa descrizione spalmata su centinaia di portali turistici, o informazioni precise e approfondite su quello che l’hotel può offrirti per un weekend indimenticabile? Preferiresti leggere un testo sgrammatico, zeppo di errori di battitura, o un testo curato, originale, talmente bello e utile da meritare una condivisione su Facebook? Potremmo continuare così all’infinito. Quel che è importante è questo concetto: il sito deve essere fatto pensando al tuo prossimo ospite, non al motore di ricerca. Cosa un buon SEO non dovrebbe mai fare?

  • copiare un testo da un altro sito
  • scrivere un testo solo per riempirlo all’inverosimile di parole chiave
  • scrivere un testo troppo stringato, povero d’informazioni, inutile

Questo regolette valgono per qualunque testo pubblicato nel sito del tuo hotel. Ma finora abbiamo evitato di citare due testi particolari, assai utili quando si tratta di fare SEO: sono i metatag title e description. Ce li hai sotto gli occhi ogni volta che cerchi qualcosa su Google. La pagina dei risultati del motore ti mostra i dieci risultati più pertinenti per la tua ricerca (a volte anche qualcuno in meno). Ogni risultato ha un titolo (title), quello blu sottolineato e cliccabile, e una descrizione, quelle due righe di testo appena sotto al titolo (description). Il title racconta in poco spazio di cosa parla la pagina: è in questi pochi caratteri di testo che dovrà comparire la parola chiave. Anche la description può contenere la parola chiave, ma attenzione a quel che abbiamo detto poco fa: devi scrivere sempre per l’utente, mai solo per il motore di ricerca.

Facciamo un piccolo test. Se tu stessi cercando su Google un hotel 3 stelle in centro a Roma con Spa, quale fra questi due risultati preferiresti cliccare?

Un buon metatag description dovrebbe attirare l’attenzione dell’utente. A parità di posizionamento, quale risultato pensi che riceverebbe più clic?

Off-site: buoni link e condivisioni social

D’accordo. Pensati, scritti, ottimizzati e pubblicati i nostri testi, attendiamo qualche mese ma il sito non sale di posizioni nei risultati di ricerca di Google. Se bastasse essere dei buoni Web writer per posizionare come si deve un sito, la sfida sarebbe meno divertente. Specie se vuoi ottenere risultati per parole chiave assai competitive, l’attività off-site dovrà essere lunga, costante e laboriosa. Anche qui serve un professionista della SEO.

Google deve gran parte del suo successo a un’intuizione, se vogliamo chiamarla così: aver preso il link come misura di riferimento per misurare la popolarità di qualunque pagina pubblicata su Internet. Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia da allora, ma il link è sempre l’ingrediente principe per ottenere un buon posizionamento. Quali link? Quelli che puntano al tuo sito. Attenzione però. Non si tratta di una gara a chi riceve più link. Più che la quantità, conta la qualità. Il più delle volte bastano pochi link di qualità per ottenere un buon posizionamento nei motori di ricerca.

Come si fa a “misurare” la qualità di un link? Un link buono è quello che proviene da un sito “a tema” rispetto al tuo. Blog e siti di viaggi sono ottime fonti di link per il sito di un hotel, per esempio. Non finisce ovviamente qui: a parità di condizioni, è meglio ricevere un link da una pagina con pochi altri link piuttosto che da una pagina con un lungo elenco di link. Meglio un link da una pagina “popolare” piuttosto che un link da una pagina “sconosciuta”. Meglio un link da una pagina con del buon testo, originale e utile per l’utente, piuttosto che un link da una pagina con una riga striminzita di testo.

I fattori che determinano il posizionamento di una pagina in un qualunque motore di ricerca sono centinaia – Google ne prende in considerazione oltre 200 – e non sono nemmeno tutti noti, per ovvi motivi: se tutti conoscessero come funziona per filo e per segno un motore di ricerca, Google & C. sarebbero morti e defunti entro poche ore.

Fra i fattori per il posizionamento, negli ultimi anni è cresciuta l’importanza delle condivisioni social. C’è chi si diverte a prevedere il futuro e a sostenere che le condivisioni su Facebook, Twitter e Google+  presto o tardi saranno quel che finora sono stati i link: il principale segnale usato dai motori di ricerca per misurare la popolarità di una pagina. Vero o falso che sia, ricordati che la prima regola per avere speranze di ricevere condivisioni dai social network è sempre quella. Quale? Offrire all’utente quel che si aspetta di trovare (e anche qualcosa in più): ottimi testi, informazioni veramente utili, un sito pulito e facile da navigare. User is the king: non dimenticarlo mai.