SEO per hotel: 6 miti da sfatare

Il mondo è pieno di miti (e di impostori). La SEO non fa eccezione. Ci sono consulenti che promettono al tuo hotel la prima posizione su Google. Altri che ti raccontano che senza un blog il sito del tuo hotel non arriverà mai nella prima pagina del motore di ricerca. Altri ancora ti dicono di cambiare spesso i contenuti del tuo sito, perché a Google piace così. Sarà tutto vero?

Prima di vedere i 6 miti da sfatare, introduciamo un breve glossario. Ti sarà utile per la lettura dell’articolo.

Mito #1: devo aggiornare spesso i contenuti del mio sito per posizionarmi bene

Questo mito nasce dal freshness update introdotto da Google nel novembre 2011. Dai non addetti ai lavori, ma anche da qualche (presunto) esperto, fu subito mal interpretato. Facciamo chiarezza: il freshness update interessa una piccola parte (6-10%) e solo certi tipi di ricerche eseguite ogni giorno su Google:

  • Eventi recenti o argomenti di stretta attualità (proteste, disastri, decessi di celebrità).
  • Eventi ricorrenti nel tempo (elezioni, trimestrali di Borsa, il Black Friday ecc.)
  • Aggiornamenti frequenti di idee o eventi (le ultime novità dell’iPhone, le ultime scoperte del Mars rover sul pianeta rosso ecc.).

Gli hotel non hanno nulla a che fare con questo genere di ricerche: le loro SERP (Search Engine Results Page) sono meno “ballerine”. Ci sono eccezioni? A ben vedere qualcuna sì. Supponiamo che il tuo hotel ospiti ogni anno lo stesso evento e che questo evento ottenga sempre una buona dose di attenzione in Rete. Nel tempo, Google tenderà ad associare il tuo hotel al nome dell’evento, quasi come se il primo fosse il sinonimo del secondo. L’algoritmo del motore di ricerca potrebbe quindi decidere di includere anche il sito del tuo hotel nei risultati delle ricerche dedicate agli aggiornamenti di quel particolare evento.

Si tratta comunque di un’eccezione piuttosto rara. Molti SEO si ostinano a consigliare ai loro clienti di aggiornare spesso i contenuti del loro sito: cambiare un titolo qui, spostare una virgola là e così via. È solo tempo perso: Google non premierà il tuo sito con un posizionamento migliore. Per valutare la freschezza di una pagina, l’algoritmo di Google considera diversi fattori, molti dei quali estranei rispetto al semplice contenuto testuale. Sono quelli che gli addetti ai lavori amano chiamare “fattori off-site”, per esempio, la data di acquisizione dei backlink più recenti – i backlink sono i link in ingresso al tuo sito – o il grado d’interesse dimostrato dagli ultimi visitatori per una certa pagina del tuo sito – sì, Google può misurare anche questo. Una pagina con contenuti statici e non troppo recenti è utile fin tanto che risponderà con efficacia ai bisogni dei suoi visitatori.

Ricorda. Realizza contenuti di qualità, scritti per rispondere alle domande dei tuoi visitatori. Aggiornali solo quando ritieni di poter migliorare la loro qualità.

Mito #2: posso pagare qualcuno per arrivare a conquistare la prima posizione su Google per parole chiave competitive

Triste mito. Chi non vorrebbe essere al primo posto per la ricerca “hotel a Miami” o “hotel Seattle”? Nel mondo ci sono centinaia di albergatori vittime di (pseudo)esperti SEO senza scrupoli: tante promesse, altrettanti assegni in bianco e pochi risultati, certo non il tanto sospirato primo posto su Google. Pochissimi hotel possono ambire alla prima posizione su Google per parole chiave assai remunerative. Per quale ragione? Con tutta probabilità, a contendersi la vetta della SERP ci sarà qualche altra decina di hotel, agguerritissimi e pronti a tutto pur di scalare una posizione.

Facciamo una prova. Cerca su Google hotel roma. Noti niente di strano? Tolto il box con i 7 risultati local, di hotel indipendenti non c’è traccia nelle prime posizioni, né fra i risultati a pagamento né fra quelli liberi. In compenso, ci sono tutti i portali più famosi, da TripAdvisor a Booking, Trivago, Venere, Expedia e così via.

Perché i portali si posizionano sempre così bene? Hanno domini anziani, centinaia di migliaia di backlink, molti da siti a tema, e ricevono una quantità di traffico che noi, poveri mortali, possiamo solo immaginare. Spodestare questi giganti è impresa improba per qualunque SEO: servirebbero un budget di migliaia e migliaia di euro e qualche decina d’anni di lavoro.

Piuttosto, il tuo hotel dovrebbe concentrare la sua attenzione su specifiche chiavi di ricerca, le cosiddette long tail keywords: piuttosto che “hotel roma”, meglio “hotel 3 stelle roma centro con spa”. In più, assicurati che il tuo hotel abbia una scheda su Google+ Local, indispensabile per comparire nel box local delle SERP di Google.

Ricorda. Non c’è assegno in bianco che possa assicurarti la prima posizione su Google. Meglio concentrarsi su parole chiave specifiche, attinenti con l’offerta del tuo hotel.

Mito #3: devo riempire le pagine del mio sito di parole chiave, cambiandole spesso

Ancora troppi albergatori credono che basta riempire il sito di decine di parole chiave per posizionarsi alla grande su Google. Si chiama keyword stuffing e Google non lo vede di buon occhio – e non da ieri, ma dal 2007. Per farla breve e dissuaderti dal ricorrere a espedienti di questo genere, Google penalizza i siti che si macchiano di keyword stuffing. La regola? Una parola chiave per pagina. Ma con una raccomandazione importante. Non pensare di progettare la pagina e i suoi contenuti per il motore di ricerca. Pensa al visitatore della pagina: perché è arrivato in quella pagina? Cosa stava cercando? Ha trovato quel che cercava?

Molti ancora credono che sia utile cambiare di frequente le parole chiave nel sito. Niente di più sbagliato. È una pratica che danneggia il posizionamento del sito: non aiuta il ranking per le nuove parole chiave e compromette il posizionamento per le parole chiave scelte in precedenza.

Ricorda. Scrivi sempre per i visitatori del tuo sito, non per i motori di ricerca.

Mito #4: non possono posizionare bene il sito del mio hotel senza un blog

Questo mito gode di grande diffusione fra albergatori e consulenti SEO. I blog sono le piattaforme più semplici per pubblicare i nostri contenuti online. Nel tempo, molti SEO hanno convinto gli albergatori che il blog sia una specie di “arma letale” e che abbia proprietà magiche. Per farla breve, ancora troppe persone credono che un sito con un blog si posizioni sempre meglio rispetto a un sito orfano di un blog.

È un’idea sciocca. Google premia i contenuti di qualità, non certo la tecnologia con cui sono stati pubblicati. Il blog è utile per amplificare la visibilità del tuo hotel rispetto a una serie di parole chiave non contemplate dal tuo sito Internet. Per esempio, molti hotel usano il loro blog per pubblicare notizie di eventi, itinerari, attrazioni turistiche, ossia informazioni che non potrebbero trovare posto nelle pagine del sito istituzionale.

Blog o non blog, in ogni caso, concentrati sulla qualità dei tuoi contenuti.

Ricorda. A Google non importa se hai un blog o no. Contano i contenuti, che devono essere unici, utili, coinvolgenti.

Mito #5: tutti i backlink sono uguali

Questo mito circola fra quegli albergatori che si affidano alle Web agency che acquistano i link un tanto al chilo. 10 mila backlink per 100 euro. Quanti di questi annunci girano ancora su Internet? La Web agency se li guadagna in poche ore quei 10 mila backlink e tu hai speso 100 dollari senza aver ottenuto niente. Perché? Di quei 10 mila backlink è assai probabile che 9.999 siano di qualità infima. La morale? Nel migliore dei casi, non servono a nulla. Nel peggiore, rischiano di far scattare una penalizzazione di Google contro il tuo sito.

Non tutti i backlink sono uguali. Esistono…

Link nofollow

Il tag nofollow inserito in un link non passa link juice al sito di destinazione. Il link juice è vitale per la popolarità di un sito. Senza link juice, niente posizionamento – il discorso è più complicato, ma evitiamo di scendere in dettagli scabrosi. Perché inserire il tag nofollow in un link? Per dire al motore di ricerca che non siamo sicuri dell’attendibilità del sito che stiamo linkando.

Link nei commenti dei blog

Fino a non molto tempo la pratica di inserire link nei commenti dei blog era assai diffusa fra i SEO di tutto il mondo: garantiva qualche beneficio in termini di posizionamento. Dopo Google Penguin, questi link hanno perso gran parte della loro forza.

Link in firma

Sono i link inseriti in calce a ogni intervento pubblicato nei forum. Come per i link inseriti nei commenti dei blog, Google tende ad attribuirvi poco peso.

Link nei comunicati stampa

I link inseriti nei comunicati stampa non offrono alcun beneficio in ottica SEO. A dirlo è stato Matt Cutts, il capo del team anti-spam di Google, nel suo blog nel lontano 2005. I comunicati sono ottimi per bussare alle porte dei giornalisti: potrebbero sempre decidere di visitare e recensire il tuo hotel dopo aver letto il comunicato. Ma questi contenuti editoriali sono inutili per il posizionamento del tuo sito. Molte persone pagavano profumatamente per far includere il nome della loro impresa, con relativo link, in un comunicato stampa, magari redatto per tutt’altri motivi. Contro la pratica di acquistare backlink, Google ha scatenato una decisa campagna di contrasto: meglio non sfidare BigG.

Link inseriti nei footer o nelle sidebar dei siti

Molti siti, per esempio i blog, hanno blocchi identici in ogni pagina. Il caso classico sono il footer, ossia la parte inferiore della pagina, e la sidebar, il lato pagina. Molti SEO inseriscono qui i link per posizionare i loro siti: è il modo più rapido per guadagnare decine (a volte anche migliaia) di backlink in pochissimo tempo. Di per sé non è un’abitudine malvagia, ma Google tende a concedere poca credibilità a questo tipo di link. Meglio un link soltanto, inserito nel corpo del testo, in un articolo a tema con il nostro sito: a Google piacerà di più.

Ricorda. Non pagare per ottenere i tuoi backlink. Cerca di ottenere i tuoi backlink in modo “spontaneo”.

Mito #6: anche un sito nuovo, con un ottimo lavoro SEO, può conquistare la prima posizione su Google in 30 giorni

È frustrante ammetterlo, ma farsi un nome sul Web non è così facile: serve tempo. Quando pubblichi un nuovo sito, sei solo all’inizio. Ti aspettano mesi e mesi, se non anni, di duro lavoro e sacrifici per arrivare in vetta alla montagna. Nessuno può lanciare un nuovo sito, ingaggiare l’esperto SEO di turno e pretendere di arrivare subito in alto. Non funziona così. Google ha introdotto dei limiti ben precisi nei suoi algoritmi per evitare che un sito possa scalare troppo in fretta una SERP. Certo, qualche furbetto riesce ancora a farla franca, ma la tribù si va assottigliando giorno dopo giorno.

Ti sei mai chiesto perché Google è il primo motore di ricerca al mondo? La risposta è fin banale. Perché i suoi algoritmi funzionano bene e restituiscono per ogni query i risultati migliori possibili.

Ricorda. Per ottenere una buona presenza sul Web servono tempo e impegno. Non esistono scorciatoie né trucchetti.

Per concludere

Questi falsi miti dovrebbero averti convinto di una cosa: non puoi pagare qualcuno per manipolare i risultati di ricerca su Google. Google è una compagnia che in un solo mese fattura più di quanto il tuo hotel potrà mai fare in cento anni: se non hai tendenze autodistruttive, conviene non metterti contro di lui.

Cosa puoi fare per il tuo hotel? Investire tempo e denaro per costruite qualcosa di importante. Affidarti a una Web agency per la tua campagna SEO è sempre un’ottima cosa: un esperto può aiutare Google a riconoscere meglio i contenuti del tuo sito e a ottenere un posizionamento migliore nei risultati di ricerca. Se il tuo consulente SEO vale quanto mangia, certo non aiuterà il tuo sito a ingannare il sistema.

Traduzione liberamente tratta da Tnooz.

5stelle*:

Questo sito usa i cookie.