Price Check, il widget per il confronto delle tariffe che fa tremare Booking.com?

Booking.com ha ordinato ai suoi hotel affiliati di rimuovere un widget dai loro siti. Di cosa si tratta? Il widget incriminato mostra le tariffe pubblicate su Booking.com insieme a quelle delle altre OTA. In pratica, propone un confronto immediato dei prezzi. E la parity rate trema anche negli Stati Uniti.

Il portale del gruppo Priceline ha inviato una lettera agli albergatori che hanno installato Price Check, questo il nome del widget – nel loro sito. Cosa si dice in questa lettera? In pratica, gli albergatori hanno tempo sino alla fine di questa settimana (oggi, venerdì 27 novembre, per la precisione) per rimuovere il widget o per garantire, perlomeno, che non compaiono né il marchio di Booking.com né le tariffe pubblicate nel suo portale.

Price Check funziona in modo semplice. In pratica, mostra ai navigatori le tariffe della struttura ricettiva disponibili su tre portali di prenotazione. L’idea di Triptease, la società londinese autrice di Price Check, è che, grazie a questo widget, il consumatore possa vedere che “i prezzi sono trasparenti”; in questo modo, i viaggiatori, almeno idealmente, potrebbero decidere di prenotare direttamente con l’hotel, sempre che i prezzi mostrati nel widget siano più bassi rispetto a quelli disponibili nei portali.

Triptease, che ha appena raggiunto i due milioni di dollari di finanziamento grazie al contributo di due fondi di investimento, rivendica il fatto che il suo strumento può incrementare le prenotazioni dirette degli hotel fino al 35%.

Cosa sostiene Booking

Secondo Booking.com, Triptease ha avuto “accesso abusivamente” ai dati che occorrono al widget per collezionare e presentare le tariffe di soggiorno.

Inoltre, rincara la dose l’OTA di Priceline, i numeri mostrati nel widget sono “spesso ingannevoli e imprecisi rispetto ai prezzi e alle disponibilità indicate su Booking.com”. Non è finita. Perché, sempre secondo Booking, le strutture ricettive che pubblicano nei loro siti Price Check potrebbero violare i regolamenti sulla pubblicità in vigore nell’Unione Europea (e altrove nel mondo).

La compagnia ha dato mandato ai suoi avvocati di approfondire il caso con Triptease. Inoltre, ha fatto sapere che promuoverà delle azioni legali contro gli albergatori, se saranno accertate delle violazioni dei contratti sottoscritti con Booking.
Oltre a questo, però, Booking.com ha rifiutato di commentare ogni altro risvolto della vicenda.

Questa è una copia della lettera inviata dal portale ai suoi affiliati:

Caro Partner,

Noi di Booking.com siamo orgogliosi di condurre la nostra attività in modo etico. Questo modo di condurre la nostra attività include il rispetto degli accordi sottoscritti con i nostri partner di soggiorno, compresa la comunicazione di ogni tipo di informazione alla nostra clientela, nuova ed già acquisita.

Siamo convinti che dovremmo ottenere i risultati giusti nel modo giusto.

Siamo al corrente che lei sta facendo uso del widget Price Check di TripTease nel suo sito.

Sappiamo che TripTease ha avuto accesso abusivamente ai dati usati per mostrare le informazioni di Booking.com nel suo widget. Inoltre, ci teniamo a farle sapere che i prezzi e le disponibilità di Booking.com mostrati nel widget sono spesso fuorvianti e imprecisi rispetto ai prezzi e alle disponibilità del suo hotel pubblicati su Booking.com.

Come saprà, la pubblicità comparativa formulata in modo ingannevole è una violazione delle leggi vigenti in materia nell’Unione Europea e in tante altre giurisdizioni del mondo.

Abbiamo dato mandato ai nostri legali di approfondire la questione con TripTease. Siamo pronti a intraprendere qualunque azione necessaria per proteggere Booking.com, la nostra reputazione e i nostri dati. Per evitare ogni dubbio, questo include anche eventuali azioni legali nei confronti dei nostri Partner, nella misura in cui sarà accertata la violazione dei contratti con noi sottoscritti – anche se confidiamo che questo non sarà necessario.

In diversi casi, il widget di TripTease suggerisce che le tariffe per la prenotazione diretta di una camera sono inferiori rispetto a quelle pubblicate su Booking.com. Come lei sa, in applicazione del contratto con noi sottoscritto, le è richiesto di fornire a Booking.com le tariffe nel rispetto della parità dei prezzi delle sue camere. Se così non accadesse, le chiediamo di provvedere immediatamente.

Se sta fornendo a Booking.com le tariffe corrette, potrebbe essere che il widget sia semplicemente non in grado di confrontare i prezzi in modo corretto, fallendo, in questo modo, l’obiettivo di mostrare un prezzo preciso per la corrispondente prenotazione con Booking.com. Tuttavia, mostrando ogni tipo di tariffa imprecisa nel sito del suo hotel, lei è coinvolto in pratiche pubblicitarie comparative ingannevoli.

Detto questo, le chiediamo, in qualità di nostro Partner, di rimuovere il marchio Booking.com e le relative tariffe dal widget pubblicato nel suo sito entro venerdì 27 novembre 2015. Se non fosse in grado di eseguire questa richiesta, le chiediamo di rimuovere il widget di TripTease dal suo sito. La preghiamo di confermare immediatamente al suo account manager di riferimento, con lettera scritta o e-mail, la sua volontà di ottemperare alla nostra richiesta.

Nel caso in cui non dovesse rispondere a questa comunicazione, o non dovesse accogliere le nostre richieste di cui sopra, Booking.com si riserva il diritto di intraprendere ogni azione, anche di natura legale, ritenuta necessaria.

Desideriamo anche cogliere questa occasione per confermarle che lei è un Partner importante per Booking.com e che teniamo in gran conto il nostro rapporto di collaborazione. Per questo, siamo lieti di proseguire in tal senso anche in futuro.

Cosa risponde Triptease

Charlie Osmond, amministratore delegato di TripTease, ha fatto sapere che la sua società ha creato il widget per migliorare l’esperienza di prenotazione dei viaggiatori, sostenendo che i consumatori online “sprecano milioni di ore per aprire schede su schede per controllare più e più volte le tariffe degli hotel”.

Sempre Osmond ha sostenuto che l’impatto del widget è stato “drammatico” per gli albergatori.

Questo prova quel che abbiamo sospettato per anni: molte persone preferiscono prenotare direttamente. Questi viaggiatori hanno capito che gli albergatori apprezzano di più le prenotazioni dirette. Nel momento in cui abbiamo dimostrato che la tariffa della prenotazione diretta è pari a quelle delle OTA, ancora più persone hanno scelto di prenotare direttamente.

Osmond ha sottolineato anche il fatto che il widget “non è una guerra contro le OTA” e ha aggiunto:

Siamo consapevoli che Booking.com offre tanto valore, sia agli hotel che ai consumatori. Ma, allo stesso tempo, sappiamo che lo stesso portale risucchia un sacco di valore da loro, specie dagli albergatori indipendenti.

Il problema, ha sostenuto sempre Osmond, è venuto a galla perché “Booking.com vuole togliere la trasparenza dagli occhi del pubblico. La trasparenza, invece, è un bene per la competizione, per i consumatori e per gli hotel”.

Vuoi sapere come funziona il widget Price Check? Guarda questo video…

 

Altri problemi in vista

Nel frattempo Tnooz è venuto a conoscenza di un’altra tecnologia, sviluppata negli Stati Uniti, simile a quella di TripTease, ma non uguale, per il tracciamento delle tariffe dinamiche, sempre tramite un widget.

Questa società ha fatto sapere che, la scorsa primavera, ha ricevuto una richiesta dal gruppo Priceline per interrompere lo sviluppo e la commercializzazione del widget o, perlomeno, per apportare delle modifiche allo stesso. L’azienda in questione, di cui non si conosce il nome, ha ritenuto questa richiesta irragionevole – e non ha accolto nessuna delle richieste del gruppo Priceline.

Uno dei clienti di questa società è uno dei maggiori hotel degli Stati Uniti. Questo hotel è stato minacciato dal gruppo Priceline: se non avesse rimosso il widget dal suo sito, la struttura sarebbe stata cancellata dai risultati di ricerca dei portali di proprietà del gruppo Priceline.

Né l’hotel né la società che ha sviluppato il widget hanno voluto rilasciare altre dichiarazioni in merito.

Un dirigente, ben informato rispetto a quanto riportato qui sopra, ha ipotizzato che il gruppo Priceline potrebbe essere preoccupato: tutti questi widget per il confronto immediato delle tariffe potrebbero minare la parity rate e altri accordi simili firmati fra le OTA e gli albergatori.

A volte, succede che le OTA propongano tariffe più basse rispetto a quelle pubblicate dagli hotel nei propri siti – a dispetto dei contratti. Altre volte, accade il contrario.

Non è ancora chiaro se questi strumenti possano rafforzare o indebolire la parity rate. Quel che è certo, è che la clausola della parità tariffaria è ormai superata dagli eventi e dalle innovazioni tecnologiche. Già abolita questa estate in Francia, e prossima a seguire la stessa via in Italia, la parity rate potrebbe avere i giorni contati anche in tanti altri Paesi.

Liberamente tratto da Booking.com fires legal threat at rate widgets, demands hotels switch off, di Kevin May.

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