Hotel vs affitti brevi: ecco come il decreto Sicurezza e ReformBnB vogliono mettere ordine nel Far West dell’home-sharing

Internet ha cambiato le nostre vite in tanti modi. Per esempio, ha ridotto la distanza fra domanda e offerta, in ogni mercato. Così è cresciuta l’economia della condivisione. E così è esploso il fenomeno dell’home-sharing, di Airbnb e di tutti gli altri portali per l’affitto di case per brevi periodi.

L’ascesa delle locazioni brevi ha trasformato l’home-sharing da semplice condivisione di un’abitazione privata, com’era in origine, in un vero business: per alcuni proprietari, è diventata un’attività a tempo pieno, condotta in un mercato, finora, regolamentato poco e male dai governi – questo articolo di Internazionale sintetizza i problemi emersi nel mondo con il boom degli affitti brevi e i relativi vuoti legislativi.

È complicato parlare di numeri ufficiali. Secondo le stime di Halldis, riportate da Il Sole 24 Ore, il giro d’affari potenziale delle locazioni brevi, in Italia, è di 4 miliardi di euro – di questi, 1,8 miliardi andrebbero ai proprietari di immobili.

Cosa lamentano gli albergatori

In poche parole, denunciano l’esistenza di un mercato extra-alberghiero sempre più grande e non regolamentato. I problemi più urgenti sono due:

  • elusione delle tasse
  • mancato rispetto delle norme sulla sicurezza.

Tutto questo si traduce in concorrenza sleale.

Leggi anche: Ecco perché Airbnb è una minaccia per il tuo hotel.

Un primo passo per regolamentare gli affitti brevi in Italia è arrivato pochi giorni fa, con l’approvazione del decreto Sicurezza.
A livello internazionale, qualcosa pare si stia muovendo con ReformBnB.

Vediamo di capirci qualcosa di più.

Cosa dice il decreto Sicurezza

Questo è il testo dell’articolo 19-bis contenuto nel decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, meglio noto come decreto Sicurezza:

comma 1. I gestori di esercizi alberghieri e di altre strutture ricettive, comprese quelle che forniscono alloggio in tende, roulotte, nonché i proprietari o gestori di case e di appartamenti per vacanze e gli affittacamere, ivi compresi i gestori di strutture di accoglienza non convenzionali […] possono dare alloggio esclusivamente a persone munite della carta d’identità o di altro documento idoneo ad attestarne l’identità secondo le norme vigenti.

comma 3. Entro le ventiquattr’ore successive all’arrivo, i soggetti di cui al comma 1 comunicano alle questure territorialmente competenti, avvalendosi di mezzi informatici o telematici o mediante fax, le generalità delle persone alloggiate, secondo modalità stabilite con decreto del Ministro dell’interno, sentito il Garante per la protezione dei dati personali.

Nota bene: il decreto è stato convertito in Legge 1 dicembre 2018, n. 132, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 281 del 3 dicembre 2018 – leggilo in formato PDF.

Cosa cambia per chi affitta

In sostanza, il decreto Sicurezza estende gli obblighi già previsti dall’articolo 109 del TULPS (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza) per i gestori di hotel e di altre strutture ricettive anche a chi affitta, o subaffitta, alloggi per meno di 30 giorni.

In pratica, chi affitta, o subaffitta, entro le 24 ore successive all’arrivo, o subito per i soggiorni inferiori a 24 ore, deve comunicare le generalità degli ospiti con le schedine alloggiati, da inviare alla Questura competente tramite il sito Alloggiati Web della Polizia di Stato, lo stesso usato dai gestori delle strutture ricettive.

Le sanzioni previste

In caso di mancata comunicazione delle generalità degli ospiti alla Polizia di Stato, si applicano le sanzioni già previste dall’articolo 109 del TULPS: l’arresto fino a tre mesi o un’ammenda massima di 206 euro.

Cosa dice Airbnb

L’articolo del decreto Sicurezza sottrae le locazioni brevi da un “limbo” legislativo. Negli ultimi anni, per l’appunto, la materia era stata regolamentata in modo disordinato, con circolari ministeriali e regole o prassi locali. Con questa legge, perlomeno, è garantita l’uniformità della norma su tutto il territorio nazionale.

Airbnb accoglie con favore la novità. Questo è il commento di Mauro Turcatti, pubblic affairs manager dell’azienda, come riporta Il Sole 24 Ore:

Gli alloggi che intermediamo sono case vacanze, B&B e anche boutique hotel, non solo appartamenti. La legge sancisce finalmente un principio da tempo affermato e che Airbnb ha sempre seguito, ricordando ai propri host di registrare gli ospiti: nessuna Questura potrà più negare ai locatori, come accaduto, le credenziali del portale Alloggiati.

Cosa dice Federalberghi

Anche gli albergatori italiani accolgono la notizia con soddisfazione. Per il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, il decreto

[…] rende più sicure le nostre città, fornendo alle forze dell’ordine un aiuto importante per il controllo del territorio e la prevenzione degli atti terroristici.

Il fenomeno è in progressiva espansione – prosegue Bocca – ed il rischio ha superato il livello di guardia. Basti considerare che nel mese di agosto di quest’anno, sulle principali piattaforme erano presenti più di quattrocentomila alloggi italiani, che sfuggono ad ogni controllo.

Confidiamo che la norma contribuisca anche ad accrescere la trasparenza del mercato – conclude il presidente di Federalberghi –, favorendo l’emersione delle moltissime attività che oggi operano informalmente, spesso senza curarsi delle più elementari misure di tutela degli ospiti.

Cos’è ReformBnB

Di recente, proprio Federalberghi ha partecipato a ReformBnB, una conferenza internazionale, tenutasi a New York il 18 e 19 novembre, organizzata per portare alla luce i problemi, e le possibili soluzioni, del mercato degli affitti brevi.

Al dibattito a porte aperte hanno partecipato università, centri di ricerca, organi di informazione, amministrazioni pubbliche, cittadini, imprese e associazioni alberghiere.

La conferenza si è conclusa con la sottoscrizione di un documento, redatto con lo scopo di invitare i governi a regolamentare il mercato delle locazioni brevi, nel nome della responsabilità sociale e della sostenibilità.

Il documento si articola in 8 punti. Eccoli:

  • Home-sharing significa condividere la propria casa
  • È obbligatorio registrarsi
  • I vicini devono avere voce in capitolo
  • I centri storici devono essere salvaguardati
  • Gli affitti a breve termine devono essere sicuri e accessibili
  • Il rispetto delle normative deve essere monitorato e vincolante
  • Gli host professionisti devono pagare le stesse imposte previste per gli hotel
  • Le piattaforme devono condividere i dati e riscuotere le imposte.

L’auspicio di Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi, è che l’home-sharing possa

[…] diventare parte integrante dell’economia nel segno della responsabilità sociale e della sostenibilità, mettendo al bando le speculazioni immobiliari e riportando lo strumento alla sua mission originaria: una piattaforma per persone comuni che desiderano affittare la propria casa […]

Tutte le parti coinvolte trarranno beneficio da un settore equo, sicuro, fiscalmente adempiente e socialmente responsabile.

Fonte: Turismo d’Italia, n. 42 del 2018 (leggilo in formato PDF).

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